domenica 25 gennaio 2015

L'OPERA DA TRE SOLDI - regia di Massimiliano Caprara


La prima di questa opera nel 1928 fu il più grande successo teatrale degli anni venti. In oltre ottant’anni di vita l'Opera da Tre Soldi ha conosciuto migliaia di allestimenti e di rivisitazioni, e ha girato il mondo tradotta in tutte le lingue possibili. Conoscendo bene l'Opera, il numero e la complessità dei suoi personaggi, quando ho saputo che sarebbe stata messa in scena e per giunta in uno spazio che sapevo essere molto ridotto, non nascondo di avervi approcciato con animo un po' prevenuto aspettandomi una messa in scena piuttosto approssimativa, ma sono bastati pochi minuti perché le mie più pessimistiche aspettative si dissolvessero. Ciò a cui ho assistito è il lavoro di un regista che ama e rispetta la materia trattata e come un sapiente artigiano la maneggia con cura e attenzione sfruttando con sorprendente ingegno lo spazio e i mezzi a disposizione. Il pubblico è parte della mise en scène e sin da subito la quarta parete viene sgretolata. Esso è chiamato a interpretare il ruolo della cricca di mendicanti, di straccioni che verranno accompagnati a seguire le vicende dei personaggi, itinerando da una stanza all'altra dello spazio. Ritroviamo in questo allestimento tutto l'amore di Brecht per il gioco scenico, per il travestimento e lo stravolgimento di situazioni e di personaggi e tutto concorre a coinvolgere pienamente, in primis la musica della fisarmonica di Carmine Ioanna, che fa da contrappunto a tutta l'Opera e che accompagna il canto dei personaggi che interpretano le intramontabili canzoni dai motivetti orecchiabili, alcune delle quali pietre miliari, come “Barbara Song” o “Jenny dei Pirati”. I suoi personaggi dietro la loro bonaria simpatia, sono inquietanti per la loro scaltrita arte di dissimulazione, cinici, egoisti e dediti solo a se stessi, emblema della corruttibilità dell'animo umano che Brecht ben rappresenta in una delle mie battute preferite dell'Opera che Peachum dice a Brown: “ I nostri giudici sono assolutamente incorruttibili! Nessuna somma è capace di corromperli al punto di farli giudicare secondo diritto!” La parodia della malavita non è che lo specchio di tutte le dinamiche disoneste che nel mondo cosiddetto rispettabile (capitalistico e borghese) vengono ipocritamente velate da ragioni di comodo o da presunti nobili intenti. Il merito di Caprara è anche di aver messo insieme un cast di giovani attori tutti perfettamente in parte e in grado di cantare e padroneggiare la scena con sicurezza interagendo col pubblico. A partire da quel vulcano di energia di Veronica Milaneschi che interpreta la perennemente ubriaca moglie di Peachum e madre di Pollly, a cui ha dato una divertente connotazione clownesca, Max Caprara è il sornione vecchio Peachum, il classico capitalista sfruttatore di tutti e di tutto, sempre con la Bibbia in mano e la testa persa dietro il denaro, il quale vorrebbe sfruttare anche sua figlia, motivo per cui è furioso all'idea che Mackie possa sottrargliela. Gabriele Sisci è lo scagnozzo di Peachum e ci farà da Caronte, il manigoldo che guiderà la massa di noi cialtroni a seguire l'azione. Un assolutamente azzeccato per l'espressività e l'attitudine fisica Michele Brotugno nei panni di Mackie Messer, il classico capitano d'industria, circondato da accoliti devoti e asserviti dal timore e dal denaro, il quale non trascura di tenersi buona la polizia per coprire le proprie malefatte. Poi ci sono le tre voluttuose e combattive donne dell'opera: Polly è la ragazza ricca che col pretesto di cercare l'amore, cerca invece l'uomo forte e ben sistemato, che possa assicurarle una vita migliore della precedente, e Mariangela Imbrenda ne è un'ottima interprete caratterizzandola con la vocina un po' svampita e logorroica ma col piglio di colei che è in realtà molto più scaltra di ciò che vuol far sembrare, la convincente Francesca Romana Scartozzi è la prostituta Jenny delle Spelonche, Claudia D'Amico è la suadente Lucy, figlia del capitano Brown. Tutti gli interpreti son stati capaci di conservare e trasmettere l'immagine tragicomica dei personaggi di Brecht. Come non sorridere di fronte all'ignoranza e alla ridicola inettitudine del poliziotto Brown, magistralmente interpretato da Michele Bevilacqua, emblema delle istituzioni corrotte.

Brecht attacca con parole feroci una società ipocrita, sempre uguale che si sia nella Berlino degli anni Trenta o nell'Italia del duemila, là dove dominano gli interessi delle banche, lo strapotere delle borse, le connivenze mafiose, la corruzione dei politici e delle istituzioni. Il messaggio politico e morale che Brecht e Weill avevano inteso comunicare è qualcosa di forte e imperituro, per cui bisogna solo ringraziare coloro i quali hanno ancora il coraggio di metterla in scena. Un' Opera da Tre Soldi allestita in questo caso davvero con tre soldi, ma con abbondanza di passione e competenza.

Susy Suarez


Dal 15 gennaio in scena al Sidecar

L’opera da tre soldi”

di Brecht con la regia di Massimiliano Caprara.


Scene Chiara Paramatti, M. danza Alessandra De Marco, M. canto Claudia Costantini.

Sidecar Piazzale degli Eroi 9
da giov a sab, ore 21.15 – dom 18.30


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